Destinazioni

New York

Ho impiegato un bel po’ prima di poter scrivere queste righe su New York e ho riflettuto anche al motivo.

Se mi trovassi in questo momento seduta su una panchina verde a Central Park, con tanto di dedica incisa (dal 1986 si possono adottare le panchine verdi e personalizzarle con targhette) in pieno giorno oppure in un caffè a Greenwich, sarebbe più semplice perchè l’energia in questa città si sprigiona così, tu non la cerchi e lei ti viene incontro come un’onda e i sensi si espandono.

Mentre scrivo, aihme’, mi trovo nella mia camera, in una sera d’inverno, nella mia dimora, in un piccolo paese sul lago di Lecco e l’unico rumore che si sente è il miagolare di un gatto, e la luce quella della candela posizionata sul mobile in legno di fronte a me.

Per anni ho trascorso del tempo a New York, sempre in occasione di viaggi di lavoro, accompagnando gruppi e, sebbene la maggior parte dell’itinerario fosse lo stesso, il viaggio non lo è mai stato. Sicuramente il fattore partecipanti incide, ma ancora di più l’approccio che questi hanno con la città ed il rapporto che stringono con essa. Sempre e in ogni caso, l’esito è stato positivo, al di sopra delle aspettative.

Era successo lo stesso con me durante la mia prima volta, nel 2013, in occasione di un viaggio di lavoro invitata da un tour operator con il quale collaboro. Non ero molto entusiasta, gli Stati Uniti era  il continente in fondo alla lista dei paesi da visitare, non ero attratta per nulla. Decisi di partire. Era un’occasione per conoscere e raccontare ai miei clienti di una nuova destinazione, vissuta in prima persona, il che fa la differenza.

Febbraio è il mese che sconsiglio per visitare New York, eppure nonostante fosse un freddo gelido e nevicasse in maniera ininterrotta, mi colpì.

Da allora sono tornata ogni anno, più volte, cercando di scoprirne qualcosa di nuovo, che mi potesse sorprendere, sebbene ripercorrere le stesse attrazioni risulti essere una grande emozione, come passeggiare intorno alla Statua della Libertà e navigare con il ferry, subito dopo, verso Ellis Island, porta dei migranti degli Stati Uniti dal 1892 al 1954 a caccia del sogno americano.

Non è difficile scovare novità a New York, edifici, musei, negozi, ristoranti che nascono in pochi mesi, addirittura grattacieli, come ad esempio uno dei preferiti in assoluto, The Vessel, visitato alla sua apertura nel 2019 e che, a distanza di due anni, pare vogliano abbattere, a causa dell’alto numero di suicidi commessi.

La cosa che più mi fa stare bene quando mi trovo a New York non è un oggetto, un luogo bensì una sensazione che potrei sintetizzare nella parola possibilità.

Sebbene sia popolata da circa 9 milioni di abitanti, sebbene conti 10 mila km di strade, 788 ponti, tre aeroporti, 23 linee della metropolitana, 290 grattacieli, 214 musei, non mi sono mai sentita un numero.

A New York convivono tante etnie, i bianchi ispanici,  gli Hispano-americani, la comunità afroamericana e la popolazione asiatica e le persone sono vestite nella maniera più disparata; quante volte ho pensato “Se dovessi uscire di casa abbigliato così, cosa direbbero le persone, vedendomi”? Invece qui non ci si preoccupa di questi aspetti superficiali, anzi … la diversità viene accolta e presa in considerazione.

Sei insoddisfatto della tua vita? Il lavoro non ti appaga più? Il luogo in cui vivi ti ha in un certo qual modo deluso? Hai voglia di un’esperienza di vita diversa, dinamica e giovane?

Ecco, la Grande Mela ti accoglie, ti offre questa opportunità. E se si rivelerà un fallimento, ti ricorderai che è stata Lei lo stimolo, con il suo spirito giovane, a guardare avanti, ad evolvere.

Chiaramente parlo da persona che non ha vissuto nella metropoli e quindi mi sto riferendo a quelle emozioni che ho provato osservando ed interagendo con la gente del posto, ma per pochi giorni, sebbene svariate volte, perciò il mio punto di vista è limitato a questo. Eppure lo si respira questo desiderio di non fermarsi, mentre cammini per il quartiere di Manhattan, sali in cima a Freedom Tower, il grattacielo più alto della città, che guarda lontano dove le torri gemelle si bagnano delle acque che lavano le anime delle persone decedute durante l’attacco dell’11.09, passeggi per la vivace e frenetica Times Square o sull’High Line, una strada costruita sopra le macerie di una vecchia stazione ferroviaria, riqualificata in un parco urbano.

A New York non si distrugge, si crea.

Guys, questa città va visitata almeno una volta nella vita ma siate consapevoli che, una volta non vi basterà!

You Might Also Like

No Comments

Leave a Reply