Destinazioni

Marrakech

So che in ogni articolo che parla di Marrakesh vengono utilizzate parole come colorata, caoticatrafficata ed oggi che racconto della mia esperienza e legame con questo luogo, non posso far altro che confermare.

Se l’hai già visitata e cerchi di visualizzare un ricordo nella tua mente, le immagini rimandano proprio a quegli aggettivi.

Una volta atterrati all’aeroporto Menara, considerato uno dei dieci più belli al mondo, si percepisce la diversità con il mondo arabo, nelle strade,  nelle usanze e nel modo vero e proprio di vivere e, da appassionata di forti contrasti, catturo quello tra il Gueliz, ovvero la città nuova e la Medina, Patrimonio dell’Unesco. E’ un po’ come visitare due città in una. Nel Gueliz ci sono lunghe strade asfaltate, palazzi con insegne luminose, persone vestite come noi occidentali, mentre all’ingresso della Città Vecchia, caratterizzato dal minareto della Koutoubia, si apre uno scenario completamente diverso, dove gli edifici non hanno un perimetro ben definito ed è come entrare in un labirinto.

Perché colorata?

I tessuti, sui tetti del souk Teinturiers, stesi al sole ad asciugare e se solo si potesse organizzare un sorvolo, chissà quale spettacolo dall’alto!

Il cibo, sia per le ricette che per come viene servito, come ad esempio il tajiine, ovvero una pietanza di carne o pesce in umido servito nel tipico piatto di terracotta a forma conica.

I carretti di verdura e frutta trainati da uomini con la pelle scavata dal sole e dalla fatica, sguardo profondo, occhi che pare stiano leggendo la tua anima, quando li incroci. Potrebbero sembrare tristi, in realtà sono concentrati e ti sorridono mostrando spazi tra denti ormai dimenticati.

Le spezie, di colore rosso, giallo, viola, verdi, posate sulla bancarella del mercato a forma di piramide che nessun soffio può far cadere.

Le erboristerie nelle quali trovi ogni tipo di fiore, foglia, intruglio in barattoli dal tappo colorato.

Il cielo azzurro nei giorni sereni, praticamente quasi tutto l’anno. Difficilmente piove. Il contrasto con il colore rosso dei 10 km di mura che circondano la Città Vecchia.

Il giallo ed il blu accesi delle mura dei giardini botanici Majorelle, punteggiati dal verde delle moltissime piante provenienti dai cinque continenti. Giardini creati in 40 anni di lavori dal pittore francese Jacques Majorellei nei primi anni del ‘900, che, trasferitosi in Marocco, cerca la sua oasi di pace lontano dal caos.

E poi c’è la Marrakech caotica

Nella Medina incroci di auto, carretti trainati da asini, calessi, motorini e il grande spettacolo che avviene, ogni giorno, sulla Piazza Djeema el Fna.

Ogni volta lo vivo come se stessi partecipando ad uno spettacolo teatrale. Mi posiziono sulla terrazza per poter letteralmente osservare gli attori entrare in scena, ognuno con la propria parte. Ma qui non recita nessuno, è vita vera.

Gli incantatori di serpenti, i commercianti di denti d’oro, i cantastorie sono professionisti che si contendono gli spazi tra di loro e ciò che fanno è per vivere e mantenere la propria famiglia.

Il canto profondo e pulito del muezzin che richiama i pellegrini alla preghiera pare voler calmare questo caos ma nulla si ferma, i commercianti proseguono con la vendita del loro artigianato locale, e su questo argomento bisognerebbe aprire un intero articolo dedicato. Perdersi nei souk, visitare le botteghe dei conciatori, dei tintori di lana, degli intagliatori di legno e  così via…e contrattare: aspetto essenziale per la compravendita. Ammetto che i primi anni ero restia, non faceva parte della mia cultura, finchè mi sono lasciata andare con l’acquisto di un abito tipico su misura che mi è stato consegnato il giorno successivo in hotel ed una tela che tengo gelosamente nel soggiorno di casa.

Credo di aver preso una fregatura per quest’ultimo, anzi … non sono stata una brava acquirente, diciamo così! Ero alle prime armi ma mi riservo per i prossimi acquisti e quando guardo la tela, ritorno con la memoria a quell’episodio e sorrido.

Benessere marocchino

Un altro momento importante nella giornata di un marocchino è un percorso di hammam, rituale praticato da secoli che regala serenità e risveglia tutti i sensi.

Ce ne sono di diverse categorie, da quelli basic fino agli eleganti e lussuosi, ma la mia scelta ricade poi sempre sul Zimrani, approvato anche dalle clienti con le quali ho condiviso questa esperienza. In questo hammam si recano gli abitanti, è molto semplice, non c’è sfarzo. L’ingresso è diviso tra uomini e donne e le massaggiatrici ti lavano dalla punta ai piedi e quando dico dalla punta ai piedi, è proprio così! Dall’ultima volta che mia madre mi lavò, quando ero una bambina piccola, mai nessuno altro mi aveva lavato il corpo come è accaduto all’hammam Zimrani ed ora è diventata un must ogni volta che entro in città.

Scrivere queste poche righe non è stato semplice perché c’è così tanto da raccontare di Marrakech, è un concentrato di emozioni forti, ed ogni piccolo aspetto racchiude storia, emozioni, di una cultura così diversa dalla nostra e che mi affascina moltissimo. Tornerò presto ad aggiungere racconti per ogni particolare che ho trovato interessante nella mia esperienza con questo luogo.

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